La festa dei lavoratori nasce, in
quasi tutti i paesi del mondo, per celebrare le battaglie operaie per la
conquista dei propri diritti. Tuttavia, la crisi e la difficile situazione che,
di conseguenza, si ritrova a vivere la moltitudine di precari e disoccupati
rendono impossibile concepire questa ricorrenza ancora nei termini di “festa”.
Bisogna fare attenzione, però, a non rischiare di cancellare le conquiste
civili e vivere momenti importanti con meno passione e meno speranze a causa
dello standard acquisito nella vita quotidiana. Anzi, oggi più che mai diventa
importante trarne spunto per interrogarci sul significato profondo del lavoro
dato che, in particolare, a pagarne il prezzo più alto siamo noi giovani che
sempre di più vediamo come utopistica la pianificazione del futuro e la
possibilità di affermare noi stessi con una precisa collocazione in questa
società.
Siamo fortemente convinti che in
Italia ed al Sud in particolare, dove il lavoro ha dimensioni qualitative e
culturali importanti, si dovrebbe fare di più. In quest’ottica è necessario
rilanciare il dialogo tra i lavoratori e gli imprenditori, grandi e piccoli.
Una discussione che riguarda le prospettive dei lavoratori in crisi, del fare
buona impresa, dei giovani, di chi vive una vita da precario, di chi è
costretto alla disoccupazione, di chi è sfruttato (italiano o straniero che
sia).
La questione del lavoro, specie al
giorno d’oggi, ricopre un ruolo di importanza fondamentale e rimettere al
centro della discussione i diritti e la dignità dei lavoratori rappresenta per
noi un vero e proprio dovere a cui non possiamo e non vogliamo sottrarci.
Per questo motivo servono proposte
serie e ragionate affinché possano diventare azioni concrete che migliorano la
qualità della vita delle persone.
Ormai, si sente sempre di più parlare
di cervelli in fuga. Noi Giovani Democratici, tuttavia, ci definiamo tuttalpiù
cervelli in “furia” poiché non cavalchiamo l’onda dell’antipolitica perché
crediamo nell’alternativa politica e che solo da essa possano nascere risposte
concrete. Risposte che tocchino svariati punti come la sicurezza sul posto di
lavoro, contrasto all’evasione ma allo stesso tempo l’alleggerimento del carico
fiscale verso chi fa buona impresa creando posti di lavoro al giorno d’oggi
considerabile come un eroe, favorire l’inserimento al lavoro e tutelare specie
donne e giovani. Insomma, risposte che devono andare nella direzione, oltre che
dell’aumento della quantità del lavoro, anche della qualità del lavoro stesso
oltre che della crescita e dello sviluppo, aspetti imprescindibilmente legati
alla ricerca e all’innovazione.
Negli ultimi tempi, sempre più accesa
è la discussione in merito ai voucher. Su quest’ultimo punto crediamo che
demonizzare i voucher e vedere nella loro abolizione la panacea di tutti i mali
sia l'ennesimo atto di ipocrisia politica da parte di chi, innalzandosi
impropriamente a garante del popolo e degli operai, fa leva su vecchi princìpi
ad oggi anacronistici. Pensiamo che sia un grande errore eliminarli e tuttavia
sia preferibile una rivisitazione dei modi di utilizzo ma non la totale
abolizione la quale accentuerebbe il lavoro nero.
Insomma, fatti salvi i princìpi e i
punti cardine, anche il mondo del lavoro ha bisogno di evolversi, abbandonando
la vecchia concezione di lavoro, stando al passo con i tempi con quella che è
la domanda sul mercato. La famosa frase “quando manca il lavoro bisogna
inventarselo” non è una considerazione superficiale ma uno stimolo a non
rassegnarsi mai. Dunque, quando si parla di Diritto al Lavoro nell’era in cui
viviamo bisogna considerarlo come la possibilità o la facoltà di sviluppare le
proprie qualità intellettuali o tecniche affinché si possano aprire i confini
verso nuovi orizzonti lavorativi.
Solo prendendo atto di tutto ciò
vedremo svanire il fenomeno di impoverimento economico e in termini di capitale
umano che sta lacerando ancora di più la nostra realtà.
Le proposte in merito sono diverse e
tutte animate da uno stesso principio: non lasciare solo nessuno ed evitare di
ritrovarsi schiavi silenziosi di un sistema incancrenito.
Per tutte queste ragioni crediamo sia
ancora importante celebrare il 1° Maggio. Per rispetto di una Sinistra e di un
mondo del lavoro che trovano nella festa dei lavoratori un momento di memoria e
unione, perché la storia ci aiuterà a rivalutare la dignità del lavoratore,
perché la sua nobilitazione sia il fine della nostra lotta quotidiana e perché
oggi più che mai abbiamo una battaglia da vincere: riappropriarci del nostro
Diritto al Lavoro!
Giovani Democratici – Lamezia Terme